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OSSERVATORIO – Due anni di guerra in Ucraina. Prezzi energia, caro-tassi e scarsità manodopera: impatto su MPI lombarde per 9,1 miliardi


Sono due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio 2022. In questo arco di tempo si sono registrate forti turbolenze nei mercati che hanno intensificato il clima di incertezza per le imprese.

 

“Lo sottolineiamo ormai da tempo – spiega il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti  Si è innescata una spirale faticosa per le aziende, ma soprattutto per le piccole realtà. L’innalzamento dei costi energetici, che ha spinto l’inflazione, ha determinato la stretta monetaria della BCE e, dunque, maggiori costi del credito. Il clima di persistente incertezza non aiuta con gli investimenti destinati a contrarsi e a risentirne saranno soprattutto le spinte all’innovazione tecnologica e green. Le nostre aziende resistono, lo dimostrano i dati congiunturali lombardi  presentati ieri, ma hanno bisogno di un supporto a loro misura”.

 

A marzo 2022 si è impennato l’indice di rischio geopolitico elaborato da Dario Caldara e Matteo Iacoviello che, dopo una fase di normalizzazione, è tornato a salire ad ottobre 2023 in concomitanza dello scoppio della crisi in Medio Oriente.

Dopo una caduta del clima di fiducia delle imprese durata oltre sei mesi dopo l’invasione, si è osservato un andamento ciclico caratterizzato da una persistente incertezza. Pesanti le ricadute sui prezzi dell’energia e sul costo del credito, mentre si è fortemente ridotta la dipendenza energetica dalla Russia.

 

Il quadro lombardo a due anni dalla guerra - A dicembre 2023 i prezzi al consumo di elettricità e gas rimangono per la nostra regione superiori del 32,9% a quelli di dicembre 2021. L’innalzamento dei costi energetici, che ha spinto l’inflazione, ha determinato una stretta monetaria da parte della BCE che ha comportato per le MPI lombarde maggiori costi pari a 1.792 milioni di euro.

 

Caro-tassi che riduce la domanda di credito: i prestiti alle imprese lombarde segnano una flessione del -6,1% a settembre 2023 su base annua, mentre due anni prima la variazione era preceduta da segno positivo (+0,2%).

 

La caduta della domanda conseguente alla guerra e le sanzioni hanno pesantemente ridotto le esportazioni dirette verso i due paesi in conflitto. Nel 2023 (ultimi 12 mesi a settembre) l’export verso la Russia è sceso di 714 milioni di euro rispetto a 2 anni prima (IV trim.2020-III trim.2021). Anche l’export verso l’Ucraina, si è ridotto, calando di 41 milioni di euro. Complessivamente sui due mercati interessati dal conflitto le vendite del made in Lombardia sono scese di 755 milioni di euro.

 

Nel confronto con le altre principali regioni il trend dell’export verso i due paesi in conflitto nei primi 9 mesi del 2023, rispetto lo stesso periodo del 2021, porta la Lombardia, con un -31,5%, a posizionarsi 5^ dopo Lazio, Piemonte, Toscana e Friuli-Venezia Giulia.

Nella classifica provinciale tra le prime 20 per export verso i due mercati,  per riduzioni più rilevanti nei primi 9 mesi del 2023, superiori alla media nazionale (-32,1%), ne troviamo due lombarde: Bergamo con -41,4% e Milano con -40,7%. Delle 12 province lombarde due mostrano trend positivi.

Nonostante l’elevata incertezza per l’anno alle spalle e l’anno in corso per la nostra regione sono previsti incrementi del PIL – stime Svimez – del +1,1% per il 2023 e del +1% per il 2024.

 

I processi di crescita sono sostenuti dalla domanda di lavoro. Ad inizio anno, da gennaio a marzo, si prevede ancora una domanda di lavoro in crescita del 5,1%, pari a 14 mila ingressi in più su base annua. In parallelo si intensifica il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Nel 2023 le imprese lombarde indicano una difficoltà di reperimento per il 45,0% delle entrate previste, in aumento di 4,0 punti percentuali rispetto al 41,0% del 2022 e di 11,6 punti rispetto al 33,4% del 2021.

 

Per le MPI lombarde il caro energia, la stretta monetaria e la carenza di manodopera hanno determinato un impatto sulla creazione di valore, stimato in 9,1 miliardi di euro, pari al 2,3% del valore aggiunto. Nel dettaglio, la crisi energetica nel 2022 ha determinato 4,8 miliardi di euro di maggiore costo di energia elettrica e gas, il caro tassi ha indotto maggiori oneri finanziari sui prestiti per 1,8 miliardi mentre la scarsità manodopera ha ridotto il valore aggiunto di 2,5 miliardi. 



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