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OSSERVATORIO - Intelligenza Artificiale e “rischio robot”. Panoramica su MPI e artigianato


Nell’attuale fase di trasformazione digitale dei sistemi produttivi, i rischi determinati da IA e robot potranno essere attenuati, e resi meno destabilizzanti, in attività caratterizzate da relazioni interpersonali, da input creativi e culturali, da una elevata diffusione di sistemi formativi efficaci e di qualità e da un maggiore orientamento all’innovazione.


“Nello scenario futuro che ci si prospetta la conoscenza, da cui scaturisce la consapevolezza e che sta alla base della capacità di giudizio, data dall’istruzione e dalla formazione, rappresenta l’anticorpo per eccellenza che permetterà di non essere travolti dai cambiamenti veloci determinati dalla metamorfosi digitale, ma di cogliere benefici e potenzialità derivanti dallo sviluppo dell’automazionecommenta il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti, sottolineando le caratteristiche tipiche delle MPI che consentono loro di sfruttare la transizione digitale come una leva di competitività, in particolare: la flessibilità, softskill di rilevante importanza, da cui deriva la capacità di reazione di fronte a situazioni imprevedibili e la creatività, il saper inventare nuove soluzioni per soddisfare specifiche esigenze, entrambe capacità difficili da replicare in una macchina che ‘per natura’ rielabora idee altrui.

“Così – conclude Massetti – potremo cogliere le potenzialità della diffusione di sistemi di IA e di automazione e integrare, nonché evolvere, i processi per generare benefici all’impresa e alla comunità in cui, in particolar modo quando parliamo di piccole imprese e di artigianato, l’apparato produttivo italiano ha radici ben salde”.


IMPATTO DELL’IA

La diffusione di sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) delinea una marcata discontinuità con il passato, determinando un cambio di paradigma, con effetti sul mercato del lavoro, sui processi di formazione, sulla gestione delle competenze imprenditoriali, sulla mobilità e sull’ambiente.

La nostra regione è prima per quota di lavoratori in ingresso maggiormente esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale. Nel dettaglio in Lombardia sono 334.770 le entrate di lavoratori relative alle 173 professioni per cui si rileva una esposizione sopra la media (con livello esposizione alto o medio-alta), pari ad un terzo, precisamente al 32,5% (+7 punti rispetto alla quota nazionale del 25,4%), del totale entrate delle imprese. In particolare, per 242.260 entrate si registra un’alta esposizione all'impatto dell'intelligenza artificiale, pari al 23,5% del totale entrate delle imprese (quota superiore al 17,4% rilevato a livello nazionale).

Una alta esposizione dell'occupazione all'impatto dell'IA si rileva - in ordine decrescente - per le categorie professionali di: Specialisti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, Dirigenti amministrativi e commerciali, Specialisti delle scienze commerciali e dell'amministrazione, Specialisti in scienze e ingegneria, Direttori, dirigenti superiori della pubblica amministrazione, membri dell'esecutivo e dei corpi legislativi, Impiegati con compiti generali e operatori su macchine di ufficio, Impiegati addetti ai servizi contabili e finanziari e alla registrazione dei materiali, Professioni intermedie nelle attività finanziarie e amministrative, Dirigenti nei servizi di produzione e specializzati, Dirigenti nei servizi alberghieri, nel commercio ed assimilati, Specialisti dell'educazione, Impiegati a contatto diretto con il pubblico e Specialisti in scienze giuridiche, sociali e culturali.

Tra le province lombarde si osservano quote più elevate di entrate con maggior esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione per Milano (con il 42,6% di entrate maggiormente esposte all'impatto dell'intelligenza artificiale) a cui segue Monza-Brianza (31,9%), Varese (28,4%) e Lecco (27,3%).

Va inoltre segnalato che per le professioni in cui l'impatto dell'IA è superiore alla media nella nostra regione si registra una più marcata richiesta da parte delle imprese di competenze tecnologiche. Le 69mila entrate per cui le imprese hanno elevata necessità – totale di medio-alto e alto - che i lavoratori abbiano e-skills (capacità matematiche e informatiche, competenze digitali e capacità di applicare tecnologie 4.0) toccano la più alta incidenza sulle entrate totali delle imprese, pari al 22,5%, nelle professioni ad alta esposizione all'impatto dell'intelligenza artificiale e quella minima di 1,3% nelle professioni a bassa esposizione.

Inoltre la Lombardia per quota di imprese con almeno 10 addetti che ha effettuato un investimento in ambito di applicazione dell’intelligenza artificiale che si attesta al 9,8% si posiziona 2^ nel ranking nazionale. Mentre a livello provinciale tra le prime 10 su 107 che hanno effettuato almeno un investimento in intelligenza artificiale troviamo Milano (con l’11,8%, che si posiziona 2^ nel ranking nazionale), Bergamo (con il 10,1%, che si posiziona 7^) e Brescia (con il 9,5%, che si posiziona 10^).


IL RISCHIO ROBOT

In Lombardia nel 2021 il 23% degli addetti delle imprese opera in settori ad alto rischio automazione, pari a 985 mila addetti. Mentre nell’artigianato circa 2 addetti su 5 (39%), pari a 182 mila addetti, opera in settori ad elevato rischio di disoccupazione tecnologica, quota di 14,4 punti percentuali sopra alla media del totale imprese. In particolare, le imprese artigiane si addensano maggiormente in settori manifatturieri e dei servizi relativamente più esposti alla sostituzione del lavoro con macchine.

In relazione alla composizione settoriale dell’occupazione delle imprese sul territorio si evidenzia per il totale imprese la quota più elevata di occupati in settori ad alto rischio automazione in provincia di Lecco (34,7%), Bergamo (32,9%), Mantova (32,9%) e Brescia (31,1%); rispettivamente al 5°, al 9° e al 17° posto della classifica nazionale su 107 province. Nel comparto artigiano, maggiormente esposto al rischio automazione, il peso degli occupati a maggior rischio robot sul totale lo rileviamo a Lecco (42,6%), Brescia (42,3%) e Mantova (40,2%); rispettivamente al 4°, 5° e 14° posto della classifica nazionale.



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