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CONGIUNTURA I TRIMESTRE 2019 – Rallenta la produzione artigiana lombarda. Massetti: "Attenzione

“Il 2019 per l’artigianato manifatturiero lombardo inizia con qualche elemento di incertezza che determina una decelerazione della produzione – afferma Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Lombardia, a commento dei dati della congiuntura lombarda presentati oggi – Diversamente dal solito, è la Lombardia a soffrire più dell’Italia, un dato che si spiega facilmente con il forte orientamento all’export della nostra regione: a mettere in difficoltà le aziende lombarde è infatti la frenata del commercio estero in particolare quello del mercato tedesco. A destare preoccupazione, più che il lieve calo di questo trimestre, è la prospettiva per i prossimi mesi, come conferma il segno negativo delle aspettative degli imprenditori intervistati. Serve attenzione in particolare verso le imprese meno strutturate, che sono quelle che già ora stanno soffrendo di più”.


Nel primo trimestre 2019 si registra infatti per le aziende artigiane manifatturiere una variazione congiunturale negativa della produzione (-0,5% destagionalizzato) dopo il dato stazionario registrato lo scorso trimestre. Anche il dato tendenziale risulta in contrazione (-0,3%) e questo per la prima volta da metà 2013. L’indice della produzione flette a quota 97,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ancora sotto quota 100.


Da un punto di vista settoriale il 2019 si apre con una maggior diffusione del segno negativo che interessa la maggior parte dei settori (8 su 11). Oltre al comparto moda, già in sofferenza negli scorsi trimestri (tessile -3,0%; pelli-calzature -1,7%; abbigliamento -1,1%), si segnala la forte contrazione della siderurgia (-10,4%). Con variazioni negative meno intense si segnalano anche la carta-stampa (-2,6%), la gomma-plastica (-1,9%), le manifatturiere varie (-0,9%) e il legno-mobilio (-0,2%). Con incrementi tendenziali dei livelli produttivi in questo trimestre si segnalano solo gli alimentari (+0,3%), la meccanica (+0,4%) e i minerali non metalliferi (+2,9%).


Il dato medio generale nasconde andamenti differenziati fra le imprese: la quota di aziende in crescita scende al 37% e quelle in contrazione salgono al 36%. Aumentano anche le aziende stazionarie (27%). Il fatturato a prezzi correnti cresce su base annua con un piccolo incremento tendenziale (+0,3%) mentre è in flessione il dato congiunturale (-0,1%).


Tutti in negativo gli ordinativi, sia sul mercato interno che estero: gli ordini interni registrano un -1,6% tendenziale e un -1,0% congiunturale e gli ordini esteri un -0,6% tendenziale e un -0,5% congiunturale.


L’occupazione presenta un saldo positivo (+0,9%) grazie a un’accelerazione del tasso d’ingresso al 3,0% e un tasso d’uscita in diminuzione (2,1%). Considerando la variazione congiunturale al netto degli effetti stagionali, il risultato rimarca la stabilità dei livelli con una variazione leggermente positiva (+0,4%).

In ripresa il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 3,0% e la quota sul monte ore all’1,0%.


Le aspettative danno indicazioni negative con un saldo tra previsioni di crescita e diminuzione in peggioramento per produzione e domanda estera, pressoché stabili ma in area negativa per l’occupazione e in miglioramento ma ancora con una prevalenza di previsioni di diminuzione per la domanda interna.


Il focus di approfondimento di questo trimestre è dedicato al credito e alla finanza aziendale. Il rafforzamento patrimoniale delle imprese ed il minor grado di dipendenza dal capitale di terzi viene confermato dai risultati dell’indagine.

Negli ultimi cinque anni, infatti, si osserva uno spostamento delle imprese verso indici di indebitamento inferiori, con un aumento sensibile della quota di imprese che dichiara un rapporto mezzi terzi/mezzi propri inferiore a 1 che arriva a sfiorare il 60%.


“La crescita del credito nel 2018 ha riguardato unicamente le imprese medio-grandi – commenta Massetti - mentre per le piccole imprese è proseguita la contrazione del credito bancario con una variazione trimestrale su base annua che nel 2018 si è assestata attorno al -1,8%. C’è poi un altro dato per noi molto grave da considerare: il tasso di interesse a breve termine per le piccole imprese, pur riducendosi nel corso di questi anni, è costantemente superiore a quello applicato alle imprese medio-grandi, determinando un differenziale che si attesta attorno ai 3 punti percentuali. A fine 2018 il tasso era pari a 3,36% per le imprese medio-grandi lombarde e a 6,18 per le piccole imprese. E questo accade nonostante Il miglioramento della qualità del credito ha riguardato sia le imprese di media-grande dimensione che quelle piccole. Perché?”.


In termini di forme di finanziamento utilizzate l’autofinanziamento e il credito bancario sono le principali fonti per le imprese, utilizzate da quasi il 60% degli intervistati. In particolare, l’autofinanziamento è l’unica fonte di finanziamento dichiaratadal 30% delle imprese artigiane. Seguono il leasing e il credito commerciale con un utilizzo pressoché simile nell’industria e nell’artigianato (16-17% il leasing e circa il 7-8% il credito commerciale). Le fonti di finanziamento alternative e più innovative, quali forme di finanziamento on-line (quali: crowdfunding, direct lending, P2P lending, ecc.), venture capital e/o private equity non sono praticamente utilizzate dalle imprese artigiane.

È evidente che su questi risultati incide molto il fatto che si tratta di strumenti finanziari relativamente recenti e che, per motivi diversi, si rivolgono principalmente ad un target di imprese abbastanza circoscritto.


Le imprese lombarde fanno ricorso al credito principalmente, per avere maggior liquidità di cassa nel caso dell’artigianato (45,5%) e, in secondo luogo, per realizzare investimenti produttivi. Seguono gli altri impieghi non meglio specificati e il consolidamento o ristrutturazione del debito.


Il giudizio espresso dalle imprese intervistate sui diversi aspetti legati all’accesso al credito confermano un quadro complessivamente positivo, con condizioni applicate ai finanziamenti alle imprese complessivamente distese. La maggior parte delle imprese intervistate (tra l’80 e il 90%) ha giudicato “adeguate” le condizioni di accesso in particolare per la tipologia di strumenti finanziari proposti e la quantità di credito erogabile.


Per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese artigiane sull’accesso al credito, solo il 39% dichiarano di non aver riscontrato criticità nelle condizioni applicate ai finanziamenti nel corso dell’ultimo anno.

“L’analisi per classe dimensionale rimarca le maggiori difficoltà di accesso al credito per le imprese di piccole dimensioni. – conclude Massetti - È tra il 21% e il 27% la quota delle piccole imprese che riscontra condizioni accessorie non adeguate per: costo complessivo del finanziamento, condizioni accessorie, garanzie richieste, tasso applicato e tempi di valutazione/accettazione delle richieste. Una quota sostanziale che indica che qualcosa, nelle modalità di accesso al credito per le imprese più piccole, deve cambiare, per non penalizzare ingiustamente una classe di imprese che contribuisce in modo sostanziale allo sviluppo”.


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