CONGIUNTURA – Frenata per la produzione delle imprese lombarde. Massetti: "Rendere subito frui
“Come ci si poteva attendere, lo shock subito dall’economia a causa della pandemia mondiale sta avendo ripercussioni molto pesanti sul tessuto imprenditoriale lombardo, ed in particolar modo sull’artigianato manifatturiero che al I trimestre 2020 vede la produzione scendere del 12,9% e gli ordinativi del 13,7%. Quanto accaduto ha sferrato un colpo pesante ad un’economia già particolarmente fragile nel periodo pre-covid. Il comparto artigiano subisce perdite ancora più profonde, sia perché tra i settori più colpiti ci sono legno-arredo e moda, due settori a fortissima vocazione artigiana, sia perché i primi effetti della crisi economica si stanno misurando su quella domanda interna che rappresenta il principale mercato di riferimento del manifatturiero artigiano”. Così Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Lombardia, commenta i dati dell’ultima congiuntura lombarda.
La forte contrazione della produzione per le aziende artigiane manifatturiere si accompagna a una brusca discesa dell’indice della produzione fino a quota 85,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100) il nuovo punto di minimo della serie, interrompendo così la lenta risalita verso quota 100 che ha caratterizzato gli anni dal 2013 al 2019.
Tra i settori, solo la Gomma-plastica (-9,1%) riesce a contenere le perdite sotto il 10%. Le imprese legate al comparto moda risultano le più sofferenti: Abbigliamento (-18,3%), Pelli-Calzature (-17,2%) e Tessile (-12,7%). Anche i settori legati all’edilizia-casa sono sotto-performanti (Minerali non metalliferi -16,3% e Legno-mobilio -14,9%) mentre meglio della media fanno Siderurgia (-10,6%), Alimentari (-11,1%) e Meccanica (-12,0%).
Il dato medio generale nasconde andamenti disomogenei tra le imprese: la quota di aziende in forte contrazione tocca il 60% e quelle in crescita scendono dal 32% al 23%. Si riducono significativamente le quote di imprese stazionarie e quelle in crescita o contrazione moderata.
Il fatturato a prezzi correnti per le imprese artigiane arretra a un -13% tendenziale e si allontana nuovamente dal livello dell’anno base (2010=100) faticosamente raggiunto negli ultimi trimestri.
Gli ordinativi subiscono una più forte contrazione per il mercato interno (-13,7% tendenziale). Sul versante estero la contrazione degli ordini è contenuta intorno al 5% tendenziale, con una quota del fatturato estero d che per; resta marginale, del 7,8%.
Il saldo occupazionale è leggermente negativo (-0,1%), con tassi d’ingresso (1,8%) e uscita (1,9%) in calo rispetto ai trimestri precedenti. In forte incremento il ricorso alla CIG con la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione che sale al 57,8%, mentre la quota sul monte ore è del 6,2%.
Le aspettative degli imprenditori artigiani sulla domanda per il prossimo trimestre raggiungono i minimi storici in particolare per il mercato interno. La fase di lockdown ha interessato tutto il mese di aprile, le riaperture a maggio sono state graduali e con scorte di magazzino da smaltire. Due terzi del secondo trimestre potrebbero essere già compromessi per la produzione che mostra quindi aspettative in caduta. È più contenuto il peggioramento delle aspettative sull’occupazione, ma in questo caso gioca un ruolo importante l’irrigidimento del mercato del lavoro legato al blocco dei licenziamenti.
“C’è una capacità di resilienza di cui le imprese artigiane hanno già dato dimostrazione in passato – continua Massetti - Non sono sorpreso se è cosi anche in questa situazione drammatica. Le ombre dominano, certo, ma anche in questa situazione si tratta di cogliere anche alcune opportunità. L’emergenza ha di fatto spinto le imprese, anche le più piccole a rivedere, ripensare, riprogrammare le modalità con cui fino a tre mesi fa operavano. Un esempio tra tutti è la quota di imprese che di fronte alle limitazioni imposte hanno continuato l’attività attraverso lo smart working o hanno continuato a portare avanti l’attività di vendita servendosi di canali diversi da quello tradizionale. La pandemia ha senza dubbio accelerato la transizione digitale delle MPI e imprese artigiane: molte a fronte dell’emergenza sanitaria hanno intensificato l’utilizzo del canale on-line, altre hanno attivato il canale dell’e-commerce prima assente e molte altre si stanno attrezzando per farlo. Lo raccontano anche i numeri di un recente studio dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia: 135 mila micro e piccole imprese, pari al 21,0% del totale, si servono di almeno un canale alternativo di vendita. Sono salite del 17,4% le imprese che fanno consegne a domicilio e del 12,0% le imprese che fanno e-commerce. La reattività alla situazione di emergenza porterà alla fine del prossimo anno 15 mila MPI in più ad utilizzare il commercio elettronico. Delle MPI che utilizza lo smart-working nell’80% dei casi ha organizzato l’attività a distanza solo a seguito dello scoppio dell’emergenza sanitaria”.
“A fronte dell’attuale crollo degli investimenti da parte delle imprese – sottolinea Massetti - diventa fondamentale sostenere tale percorso di trasformazione digitale attraverso strumenti dedicati, rafforzando le misure agevolative introdotte da Impresa 4.0. In questa fase, inoltre, risulta più che mai fondamentale veicolare le risorse per sostenere le imprese per cui risulta a rischio la continuità aziendale, poiché da questo dipende anche la struttura su cui regge il mercato del lavoro e la società tutta. Risorse per aiutare chi è in difficoltà ma anche per permettere alle imprese tutte di ri-partire e di reagire mettendosi in gioco sul fronte dell’innovazione, della digitalizzazione e della sostenibilità. Tutto ciò sarà possibile se e solo le risorse messe in campo saranno finalizzate a realizzare quelle riforme che consentano all’economia e al sistema imprenditoriale di dispiegare le proprie potenzialità, di ricominciare a correre. Altra priorità riguarda il fatto che le positive misure del Decreto Rilancio devono ora ‘scaricare a terra’ i loro effetti con la massima rapidità, senza intralci burocratici, e con un’intensità di dotazione finanziaria adeguata a consentire la ripresa del sistema produttivo. E poi serve garantire la liquidità. Bisogna dare forza all’appello #iopagoifornitori, proposta contenuta anche nel piano Colao. Il futuro del Paese è affidato alla capacità di difendere il lavoro e le aspettative degli imprenditori”.