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ARREDO - Il commento sugli effetti dei dazi americani sul comparto

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Il Presidente dell'Arredo di Confartigianato Lombardia, Marco Bellasio, commenta così la notizia dei dazi americani sui prodotti del comparto:


“Finalmente Il periodo di incertezza è terminato: ora abbiamo piena consapevolezza del contesto in cui dovremo operare.

 

L’introduzione dei dazi statunitensi al 15% è una realtà concreta e rappresenta un ulteriore ostacolo per un comparto già messo alla prova da mesi difficili. Il distretto legno-arredo registra da tempo un rallentamento: ordini in calo, margini ridotti, prospettive limitate. Gli Stati Uniti restano un mercato strategico e perdere competitività in quell’area significa mettere a rischio relazioni commerciali costruite con impegno negli anni.

 

Il percorso di ripresa sarà lungo e complesso. Il mercato americano, nel 2025 e oltre, continuerà a vivere una fase di contrazione significativa. Ma il rischio più immediato riguarda l’interno: una crisi di questa portata può alimentare dinamiche di concorrenza sleale inconsapevole  e frammentare una filiera che invece avrebbe bisogno di coesione.

 

Non possiamo ritenerci soddisfatti dell’esito del negoziato internazionale: la risposta europea appare debole e questa soluzione rappresenta, di fatto, una rinuncia silenziosa. Una scelta che non offre vincitori e rischia di generare insoddisfazione diffusa.

Così facendo si mette in discussione il valore stesso del nostro settore. Quando il prezzo diventa l’unico elemento di competizione, tutto il resto perde rilevanza: qualità, progettazione, filiera e capitale umano. Il Made in Italy, da solo, non può bastare se crolla il sistema che lo sostiene.

 

Ancora una volta, saranno le piccole imprese della filiera a subire le conseguenze più dure: quelle che operano lontano dai riflettori, ma che ogni giorno sorreggono l’intero sistema produttivo.

 

È indispensabile adottare politiche industriali solide, in grado di rafforzare realmente il tessuto produttivo e sostenere le imprese nell’apertura di nuovi mercati. Non è il tempo di interventi tampone,  servono politiche industriali di lungo periodo orientate allo sviluppo, capaci di rafforzare il tessuto produttivo e di accompagnare le imprese verso nuovi mercati. Senza visione, il prezzo lo pagheremo tutti.”

 

 
 
 

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